Ottobre 2013
Salve a tutti,
E a prima volta in quarant?anni che quello mi è successo...
Certamente mi è successo di chiedere, via la radio VHF, dell'aiuto a un amico per uscire da un posto sconfortevole o da un banco di sabbia ... Però è la prima volta che ho avuto ragioni di preoccuparmi più seriamente...
Venivo di penetrare, in fine di marea ascendente, nell?atollo di Makemo, ed avevo appena attraversato la parte occidentale della laguna, attento ad evitare alcune decine di "patate" di corallo a fiore d'acqua : poco visibili a quest'ora mattinale, si vedevano chiaramente sullo schermo del software SAS Planet che permette di navigare su immagini catturate da Google Earth; avvicinandomi della meta, l'ultima patata segnalata lasciata dietro a me, ho commesso l'errore di scendere un minuto nel interno di Banana Split per mettere dell'acqua a bollire per un piccolo tè, sorvegliando attentamente la finestra del software... Nulla in vista, tutto è chiaro... Quando improvvisamente, un terribile rumore, ed i due caschi di Banana Split vengono ad immobilizzarsi, incomprensibilmente: sono saltato sul ponte e ho constato che un ostacolo minuscolo, che me era sfuggito, un fungo di corallo morto di meno di meno di dieci metri di diametro che saliva verticalmente di fondi do oltre 40 metri, aveva preso Banana Split in ostaggio; impossibile di avanzare né di arretrare, e la marea scendeva rapidamente...
Per aggravare la situazione, la meteo annunciava per la sera stessa l'inizio di un periodo di cattivo tempo, ed appollaiato sulla mia roccia a fiore d'acqua, avevo di che essere preoccupato.
Fu allora che ho chiamato alla riscossa gli amici del villaggio di Makemo, e che ho visto arrivare una barca con motori di 2x300 cavalli... chi ha provato invano di tirarmi fuori, ma la marea era già bene scesa ; ho passato la notte sulla mia pertica, il mare sempre più agitato facendo battere il fondo del catamarano sulla roccia; alla mattina, un altra barca è venuta, ma non è riuscita neppure ; però i cinque uomini che si trovavano a bordo sono venuti ad incoraggiarmi, a rompere piccoli blocchi di roccia che incastravano i miei caschi... e fu allora che quello che avevo visto come una maledizione si è rivelato una benedizione : il cattivo tempo: raffiche di vento a più di 35 nodi hanno agitato di onde sempre più alte la laguna di solito molto calma, la barca si decollava di 50 cm e ricadeva sulla roccia dura, mentre le onde venivano a sbattere sul guscio, mandando l?acqua a tre metri di cima... E loro mi rilanciavano, gridando che la barca, motori dietro tutta, si muoveva poco a poco... ed all?improvviso, a caso di una serie di onde ben brusche, grandi grida di gioia, la barca si era liberata della ?patata?... Abbiamo celebrato quello all'ormeggio, ho giurato di non fare più troppo fiducia alla tecnologia (di fatto la trappola che mi era tesa era così minuscola che l? avrebbero potuto vedere sul software soltanto facendo un zoom molto stretto), e soprattutto mi sono rallegrato una volta ancora di avere scelto una barca in alluminio spesso (detto "strongal"): un casco in fibra di vetro o in compensato non avrebbe resistito tanto tempo...
Grazie dunque a tutti quelli che si sono spostati per me, che mi hanno aiutato; prometto di fare più attenzione la prossima volta, di fare fiducia alla tecnologia, ma di verificare; come lo diceva Bernard Moitessier parlando delle Tuamotu "Il paradiso ha questo prezzo"... Fu su i suoi consigli che avevo scelto una barca in metallo... ed aveva ragione: un'immersione rapida mi ha permesso di constatare che i caschi non avevano sofferto, non la minima marca! Ovviamente gli amici polinesiani che mi chiamano di solito "Non toccare al mare (dal titolo d?una delle mie canzoni popolare in Polinesia) per alcuni tempi mi chiameranno ?non toccare alla patata"... ma l'essenziale è di essersi tratto furi senza più male...
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